giovedì 2 febbraio 2012

Costruire...



Cosa fai?
Mi guardo intorno, imparo, mi lascio sorprendere, domando...
Ma esattamente cosa fai?
Tento di lasciar andare tutte le mie certezze e presunte conoscenze per permettere ai sensi di avvolgermi completamente e prendere il sopravvento.

Vista:
Vedo intorno a me un'umanità estremamente grande, ampia, ricolma di contraddizioni, vite vissute, esistenze perdute; mi ritrovo catapultata in un mondo che pensavo mi appartenesse già, almeno in parte, o di cui pensavo aver appreso alcuni meccanismi basilari.
Vedo donne fragili, piccole, grandi, giovani, meno giovani, indifese, forti, coraggiose, enormemente coraggiose.
Vedo vite incontrarsi, giovani vite perdersi; la forza del legame tra compagni di viaggio, la potenza del sostegno di un compagno accanto nei momenti dolorosi e non solo.
Vedo la pazienza, la paura, l'immensa felicità, lo sconforto, la tristezza, il ricongiungimento e l'abbandono.

Udito:
Ascolto e apprendo un nuovo modo di parlare, di rivolgersi a chi ti sta intorno, adesso che gli altri ti guardano con occhio di rispetto, per la divisa che indossi e il fonendoscopio che tieni in tasca...
Un po' mi scappa la risata, un po' rifletto sulla potenza del ruolo che ti viene attribuito (cui basta un rapido colpo d'occhio). Quanto assurdi possono essere gli status che indossi tra le pieghe della società.
Ascolto il cadenzato ritmo del cuore e mi chiedo quanto possa essere doloroso non poterlo più sentire, e faccio silenzio.
Ascolto parole di conforto, ma ascolto anche sentenze sconcertanti, di chi in stanza d'ospedale non vuole avere la compagnia di una straniera, giudicando a priori prima di conoscere la persona con cui potresti condividere tempo, emozioni e paure.

Olfatto:
Clorexidina, Betadine, garze sterili...
Poi arriva alle narici il morbidissimo odore della pelle del neonato, che se ne sta nella culla soffice come nuvole e di un'estrema e incredibile dolcezza. E' un odore che non ha definizione, ti riempie le vie respiratorie dal principio fino all'angolo più profondo dell'anima; non si riesce a descrivere, è superiore, ha un'equilibrio che, al primo impatto, sembrerebbe impossibile da creare. Sicuramente non ha simili, nè potrà mai essere ricreato; sembra mescolare la candidezza del latte alla fuidità della crema di mandorle, un pizzico di sapore materno e il tutto effettivamente smorzato da quello che pare un naturale calore corporeo.

Tatto:
Sensibilità nel toccare persone sconosciute, rispettando i loro corpi, le loro necessità, le loro credenze e i loro costumi.
Quante cose si scoprono appena sfiorando un braccio; il dolore altrui nel premere su una ferita o nel dover usare un ago...
L'immensità che pervade tutto il corpo percependo con le mani un ventre che appare in qualche modo vivere di vita propria. Percepire sui polpastrelli caldi premuti con delicatezza lungo le curve di un addome ricolmo di vita, un'esistenza parallela alla distanza di due dita dalle tue giovani estremità.
Tutto questo a volte sembra riempirmi di una ricchezza assolutamente irraggiungibile altrimenti; è una ricchezza unica e sorprendentemente potente che talvolta ha la capacità di darmi la forza di aprire un largo e sincero sorriso alla fine di una settimana pesante, o ancora riesce a provocarmi un tuffo al cuore durante il quale gli occhi si riempiono di lacrime di gioia.

Gusto:
Si perde nell'intensità di tutti gli altri sensi e tace placido.


Mi guardo intorno, vedo, sento, odoro e tocco...
Sono sensazioni potenti che mi riempiono il cuore.



Nessun commento:

Posta un commento