Essere madre in
Tanzania, come nel resto del mondo, può voler dire molte cose, e
forse in sintesi, di per sé non vuol dire un bel niente.
Rimanere incinta in
Tanzania, spesso vuol dire, essere donna e vedere nella gravidanza
una via di uscita dal villaggio, un matrimonio che possa portare
ricchezza e cambiamento, un uomo, un marito che possa salvarti.
Spesso in Tanzania si resta incinte molto prima del previsto, perché
Dio l'ha voluto probabilmente, perché il disegno divino aveva già
stabilito così.
Oggi una madre è
arrivata in ospedale perché non sentiva più i movimenti del
figlio/a in utero, quella creatura probabilmente verrà al mondo e
non respirerà. La madre lo immaginava, lo sentiva, alla sua terza
gravidanza, aveva percepito che qualcosa non andava, e piangerà quel
corpicino, ma presto resterà nuovamente incinta e nonostante quel
respiro non verrà sostituito dal nuovo, saprà che il ciclo della
vita avrà ripreso il suo moto.
Oggi una ragazzina,
una bambina, con la divisa della scuola rattoppata sulle spalle e sul
collo, con i calzettoni bianchi coperti di questa polvere rossa che
invade i nostri polmoni quotidianamente, oggi questa bambina è
arrivata in ospedale accompagnata da una macchina scassata piena di
sue compagne di classe e dall'insegnante, ed il suo test di
gravidanza era positivo.
Lei ha 13 anni.
Il suo seno spuntava appena
sotto la maglia chiara e il suo sguardo non era spaventato, era
semplicemente inconsapevole.
L'occhio di chi
osserva, pur cercando di astenersi da qualsiasi genere di giudizio,
trova del tragico in entrambe le storie. Di storie come queste ce ne
sono a migliaia nel mondo, in Europa, in Africa, in Asia, in Sud
America.
Nessun continente si astiene dalla miseria.
Nessun
continente è libero, nessuna donna è libera, nessuna madre è
libera, finché anche soltanto una bambina in tutto il mondo subirà
una simile violenza.
Nessuno potrà
convincermi che in Africa si cresce prima, che la vita spinge le
bambine a dimenticare l'infanzia fin troppo presto e le ragazzine a
perdere completamente l'adolescenza.
Probabilmente in tutto questo
c'è qualcosa di vero, probabilmente siamo abituati a pensare che
l'adolescenza prosegua finché i nostri genitori non si decidano a
sbatterci fuori di casa ed a non cacciare più un soldo per un nostro
sfizio.
Probabilmente c'è
qualcosa di profondamente sbagliato in entrambi i continenti.
La scorsa settimana
però è nata una bambina, al buio, nella camera di una casa in
muratura in Africa. Anche questa donna è rimasta incinta senza
averlo programmato; stavano festeggiando il compleanno di lei e
l'hanno concepita, probabilmente un po' sbronzi e sicuramente felici.
Non esiste un modo
giusto per essere donna, né uno per essere madre. Sicuramente non è
dato saperlo, ma si può lottare, si può cercare, si può trovare,
si deve poter scegliere se e come esserlo.