lunedì 27 febbraio 2012


Una calda brezza che odora di una primavera in leggero anticipo sui tempi,
qualche raggio di sole scalda i volti della gente in strada,
e di colpo sembra che in ogni cosa scoppi un colore.
Gli occhi dei bambini si colorano di verde, come la speranza che riempie il loro sguardo;
le braccia delle loro madri di arancione, come l'emozione che provoca in loro la vista dei figli;
le mani degli innamorati di rosso, come la sensazione che li fa stringere in un tiepido abbraccio;
i sorrisi degli anziani sulle panchine di giallo, come il ricordo dei vecchi tempi ormai andati;
i piedi dei giovani di azzurro, come il cielo sul quale camminano.
E poi quella ragazzina, resta solitaria, come pensierosa, nell'ombra di un grande palazzo nel centro della città, travolta dalla tempesta dei colori che le circolano vorticosamente intorno; è visivamente spaesata, finchè non riesce a cogliere il significato di tutto e cominciando a ruotare su se stessa sente salire dal terreno una strana emozione violacea che sopraffacendola la avvolge completamente.

domenica 19 febbraio 2012

Crescere

Era partita, ancora una volta aveva deciso di lasciarsi alle spalle ciò che era passato e se n'era andata. Almeno, lei era convinta che fosse stato così.
Aveva scelto di cercare di meglio, di aspirare a qualcosa di più, aveva abbandonato tutto per un altro posto dove sarebbe stato il suo futuro.
Questa volta era stata una decisione dettata dal desiderio di trovare la propria strada, non voleva andare alla cieca, aveva uno scopo ben preciso in mente e voleva raggiungerlo.
Aveva in corpo una gran voglia di scoprire ciò che l'aspettava e questo l'aveva portata via; non erano servite le belle parole, non era bastato il cuore in gola in mezzo ad una vigna d'estate, nè il tremore alle gambe, nè quanto meno le farfalle nello stomaco...o forse tutto questo aveva solo agevolato la partenza, dando ad ogni cosa il velato aspetto di una fuga leggermente sospetta.
Sapeva che cominciare una nuova vita altrove avrebbe voluto dire eliminare ogni gesto abitudinario che fino ad allora aveva portato avanti, radere al suolo ogni manualità, ogni quotidianità per ricostruire ogni cosa dal principio. Ed era stato esattamente questo a renderla ancora più entusiasta della sua nuova sfida verso se stessa. Tutto questo era stato eccitante, emozionante, vissuto con passione finchè non si era creata una nuova abitudine, un nuovo insieme di gesti automatici e quotidiani. Di colpo sembrava essere apparsa di fronte a lei la strada che aveva sempre progettato, quella che le avrebbe procurato soddisfazione personale e professionale, quella che non le avrebbe fatto smettere di sognare, di imparare, di provare immensa passione e costante sorpresa per ciò che la circondava. Finalmente sembrava aver trovato la propria strada, il proprio percorso da seguire e la serenità le aveva illuminato gli occhi per qualche istante...poi di colpo si era accorta di aver perso se stessa. In questo gioco di fughe, forti emozioni, adrenalina, giochi, scherzi, tentativi, ostacoli, si era persa nel labirinto di se stessa e non riusciva più a trovarsi.
Aveva perso se stessa lungo la strada che avrebbe voluto percorrere e in qualche strano frammento di tempo tentava di cercarsi in quella che era ieri: nei giorni di luglio in cui la pioggia le aveva bagnato i baci, nei giorni di agosto in cui il tiepido vento della notte le aveva scaldato il cuore, nei giorni di settembre in cui aveva lasciato un ultimo saluto sulle mura della città.
Non si sarebbe trovata nè lì, nè in nessun altro posto dietro le sue spalle; avrebbe dovuto invece cominciare a guardarsi intorno, a cogliere la bellezza nei piccoli dettagli di ciò che la circondava quotidianamente...solo allora si sarebbe trovata, forse seduta sulla neve, forse sorridendo tra le bandiere bianche e rosse, forse camminando la notte tra le luci di una città sorprendentemente bella, forse semplicemente guardando oltre il suo volto riflesso nello specchio la mattina...
Forse solo allora sarebbe stata capace di trovarsi.

martedì 14 febbraio 2012

Grattacieli costruiti su sogni traballanti,
camminare in bilico sulle mani,
in equilibrio su un filo che scende dall'ultimo piano fino al primo di un altro palazzo...
il vuoto sordo di un'inquietante silenzio.
Sotto, la discesa che si fa sempre più ripida.
Ed avere la netta impressione che,
una volta scesi fino in fondo si dovrà poi risalire.
Come se non ci fosse mai fine al percorso,
come se la paura dello scendere dovesse sempre essere accompagnata dalla fatica del salire.
Non poter tornare indietro girando i tacchi,
solo poter tornare dove prima andando avanti.

Aggrappata al filo con le sole dita
adesso il mio corpo oscilla indeciso tra salita e discesa.

domenica 5 febbraio 2012

ombre

Sabbia fredda e umida,
immobile di fronte al tramonto lascio che l'acqua gelida mi bagni i piedi nudi.
Melensa al punto da essere nauseabonda la scena dello sguardo che si perde nel tramonto,
ma il ricordo del mare d'inverno resta la promessa più bella mai mantenuta.
Lei sta dietro di me, scura in volto, distesa coraggiosamente tra i relitti accasciati per la stanchezza, resti di tristi conchiglie, mozziconi di sigarette e frammenti di bottiglie; è silenziosa, forse pensa a quando, tempo fa, avevamo promesso di mostrati quale fosse la magia del mare.
Lei ti vorrebbe qui, adesso.
Io resto ferma, col volto illuminato dal riverbero del sole sull'acqua, a guardare il vuoto.
Siamo sole, io e lei.


giovedì 2 febbraio 2012

Costruire...



Cosa fai?
Mi guardo intorno, imparo, mi lascio sorprendere, domando...
Ma esattamente cosa fai?
Tento di lasciar andare tutte le mie certezze e presunte conoscenze per permettere ai sensi di avvolgermi completamente e prendere il sopravvento.

Vista:
Vedo intorno a me un'umanità estremamente grande, ampia, ricolma di contraddizioni, vite vissute, esistenze perdute; mi ritrovo catapultata in un mondo che pensavo mi appartenesse già, almeno in parte, o di cui pensavo aver appreso alcuni meccanismi basilari.
Vedo donne fragili, piccole, grandi, giovani, meno giovani, indifese, forti, coraggiose, enormemente coraggiose.
Vedo vite incontrarsi, giovani vite perdersi; la forza del legame tra compagni di viaggio, la potenza del sostegno di un compagno accanto nei momenti dolorosi e non solo.
Vedo la pazienza, la paura, l'immensa felicità, lo sconforto, la tristezza, il ricongiungimento e l'abbandono.

Udito:
Ascolto e apprendo un nuovo modo di parlare, di rivolgersi a chi ti sta intorno, adesso che gli altri ti guardano con occhio di rispetto, per la divisa che indossi e il fonendoscopio che tieni in tasca...
Un po' mi scappa la risata, un po' rifletto sulla potenza del ruolo che ti viene attribuito (cui basta un rapido colpo d'occhio). Quanto assurdi possono essere gli status che indossi tra le pieghe della società.
Ascolto il cadenzato ritmo del cuore e mi chiedo quanto possa essere doloroso non poterlo più sentire, e faccio silenzio.
Ascolto parole di conforto, ma ascolto anche sentenze sconcertanti, di chi in stanza d'ospedale non vuole avere la compagnia di una straniera, giudicando a priori prima di conoscere la persona con cui potresti condividere tempo, emozioni e paure.

Olfatto:
Clorexidina, Betadine, garze sterili...
Poi arriva alle narici il morbidissimo odore della pelle del neonato, che se ne sta nella culla soffice come nuvole e di un'estrema e incredibile dolcezza. E' un odore che non ha definizione, ti riempie le vie respiratorie dal principio fino all'angolo più profondo dell'anima; non si riesce a descrivere, è superiore, ha un'equilibrio che, al primo impatto, sembrerebbe impossibile da creare. Sicuramente non ha simili, nè potrà mai essere ricreato; sembra mescolare la candidezza del latte alla fuidità della crema di mandorle, un pizzico di sapore materno e il tutto effettivamente smorzato da quello che pare un naturale calore corporeo.

Tatto:
Sensibilità nel toccare persone sconosciute, rispettando i loro corpi, le loro necessità, le loro credenze e i loro costumi.
Quante cose si scoprono appena sfiorando un braccio; il dolore altrui nel premere su una ferita o nel dover usare un ago...
L'immensità che pervade tutto il corpo percependo con le mani un ventre che appare in qualche modo vivere di vita propria. Percepire sui polpastrelli caldi premuti con delicatezza lungo le curve di un addome ricolmo di vita, un'esistenza parallela alla distanza di due dita dalle tue giovani estremità.
Tutto questo a volte sembra riempirmi di una ricchezza assolutamente irraggiungibile altrimenti; è una ricchezza unica e sorprendentemente potente che talvolta ha la capacità di darmi la forza di aprire un largo e sincero sorriso alla fine di una settimana pesante, o ancora riesce a provocarmi un tuffo al cuore durante il quale gli occhi si riempiono di lacrime di gioia.

Gusto:
Si perde nell'intensità di tutti gli altri sensi e tace placido.


Mi guardo intorno, vedo, sento, odoro e tocco...
Sono sensazioni potenti che mi riempiono il cuore.