venerdì 19 febbraio 2010

carnaval 2010































Primo viaggio in famiglia...
sabato scorso ho visto uno struzzo...

Ho conosciuto i caldi colori di questo febbraio brasiliano; ne ho ascoltato la melodia e ne ho assaporato il gusto forte e animato.
Ho scoperto quella poesia nascosta che il carnevale brasiliano porta con se in un modo cosí spontaneo...
Ho danzato in mezzo ad una folla di sconosciuti, senza paura di sorridere rivolgendo lo sguardo una volta verso una signora di una certa etá che non si é fatta fermare dalla pessima circolazione del sangue nelle gambe né quanto meno dal forte dolore al ginocchio, proprio per ´´pular o carnaval´´(=saltare il carnevale); un´altra volta, il mio sorriso é per una ragazzina che al lato di sua mamma si guarda intorno felice urlando alla folla sulle gradinate i colori della sua emozione...
un´altra volta, mi volto verso mia sorella...e la vedo spensierata, bella, sorridente e totalmente assorta in quella danza ritmata che é il samba...
forse io non conoscevo nessuno, o quasi, tra quelle persone che mi circondavano assuefatte da quei suoni emozionanti e rapidi, ma avevamo qualche cosa in comune...avevamo sulla bocca quel medesimo sorriso sincero di chi non ha pensieri e che si lascia trascinare dalla follia del momento...
Ho visto donne bellissime, danzare coperte da quei costumi che giocano apertamente sul vedo-non-vedo degli occhi curiosi degli spettori...
Ho visto delle donne ormai sfiorite, con il viso e il corpo marcato da qualche anno e preoccupazione in piú, fuori dai comuni canoni di bellezza, danzare altrettanto avvolte in coloratissime piume e leggeri veli senza perdere nemmeno un filo di sensualitá e fascino...
ho visto donne col viso segnato dalla lama di un rasoio e dalle larghe spalle di chi nella vita, ha cercato con la forza il proprio posto nella societá con coraggio e decisione...
ho visto uomini sentirsi liberi e abbandonarsi ai movimenti piú sensuali mai visti...
e tutto quello che visto non aveva niente a che vedere con la volgaritá, ricordava invece un quadro di arte fuggito da chissá quale colorato museo...
Niente era volgare, ogni cosa perfettamente bilanciata sull´equilibro di quello che gli occhi volevano vedere...

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